Sciascia Archive Project

Logo stating S.A. sciascia archive

The Department of Italian Studies at the University of Toronto has acquired a vast amount of material - reviews, journal articles, art catalogues, interviews - donated in 2007 by the sons of the late Prof. Giovanna Jackson, Mark and David Jackson. A professor of Italian at Kent State University, Jackson (née Melidona) published one of the first monographs on Sciascia in North America, Leonardo Sciascia, 1956-1976: a thematic and structural study (Ravenna, Longo, 1981), later translated into Italian (Nel labirinto di Sciascia, La vita Felice, 2004). The materials were donated by Sciascia himself to the Italian-American scholar shortly before his death in 1988.  The archive is currently being digitised and fully catalogued thanks to a collaboration with the Department of Information at the University of Toronto. This project, now coordinated by Eloisa Morra (University of Toronto), aims to promote the dissemination of this resource, which is crucial for the North American reception of the author of The Day of the Owl, through the creation of new agreements in North-America and Italy.

For more information about this project, contact: Prof. Eloisa Morra eloisa.morra@utoronto.ca 

People: 

Eloisa Morra (coordinator); Eloisa Morra is an Associate Professor of Modern and Contemporary Italian Literature at the University of Toronto.  Born in Rome, she holds a BA and MA from the Scuola Normale Superiore and a Ph.D. in Romance Languages and Literatures from Harvard University.She is the author of La lente di Gadda (Electa 2024, Pannunzio Prize), of Poetiche della Visibilità (Carocci, 2023) and Un allegro fischiettare nelle tenebre. Ritratto di Toti Scialoja (Quodlibet, 2014, Selection Edinburgh Gadda Prize). She is coordinator of the Sciascia Archive Project and is currently teaching a double-designation course revolving around the Sciascia Archive materials, Editing 900.

Beatrice Bruno (collaborator); Beatrice Bruno is currently a Ph.D. Student in the Department of Italian Studies at the University of Toronto. She graduated from the University of Turin with a M.A. thesis on Leonardo Sciascia's correspondences.  She is an active collaborator of the Fondazione Sciascia in Racalmuto and is currently working on a Ph.D. dissertation on the Sicilian author. 

Alessio Aletta (collaborator); Alessio Aletta is Ph.D. Candidate in Italian Studies at the University of Toronto, where he is developing a digital map of the locations featured in Luigi Pirandello’s works. His research interests include Italian Modernism, Literary Geography, and Contemporary Italian Comics. He published articles on Achille Campanile, Pirandello, Leo Ortolani, Zerocalcare. He co-founded “TICS” (Toronto Italian Comics Studies), the first study group in North America entirely dedicated to the subject of Italian Comics.

Caterina Di Paolo (graphic designer)

Past contributors:  Salvatore Bancheri, Vincenza Cuffaro, Domenico Pietropaolo

Research Assistants: Alessio Aletta, Giovanna Lisena, Nattapol Ruangrsi, Renzo Martinello, Anna Maria Chierici

Graphic Design: Caterina Di Paolo

Materials:  

Archives are inherently rela/onal; they are never mere en//es in isola/on. It is therefore a pleasure to welcome to the "Sciascia Archive" space a contribu/on on Leonardo Sciascia by the coordinator “Cesare Angelini Archive”, from Pavia. Fabio Maggi, Angelini's great-grandson, reconstructs here the threads of the rela/onship between Leonardo Sciascia and his grandfather, a famous priest and man of leHers. The spark that ignited the exchange between two writers as different as Sciascia and Angelini was their rela/onship with a writer they both loved, Alessandro Manzoni. "Why do they go away?”, asked the scholar and priest from Pavia in an ar/cle in the ‘Corriere della Sera’, analysing the last chapter of "Promessi sposi" (The Betrothed), in one of his most insighUul contribu/ons on Manzoni; Sciascia, a great reader of Manzoni's masterpiece, felt compelled to respond by giving his own personal interpreta/on of the chapter. Two different interpreta/ons of the Milanese writer emerge, but they reveal an intense correspondence between two brilliant minds and confirm the dialogical power of great masterpieces. We extend our hearUelt gra/tude to Fabio and to the ins/tu/ons in which the following materials are preserved: the Centro ManoscriX of the University of Pavia and the Sciascia Founda/on in Racalmuto. [Eloisa Morra].

 

“EPISTOLE” TRA LEONARDO SCIASCIA E CESARE ANGELINI

a cura di Fabio Maggi

OHobre 1969: un singolare (e finora trascurato) incontro ha luogo nel panorama della leHeratura italiana, quello tra Leonardo Sciascia e Cesare Angelini. Sebbene appartengano a due mondi molto diversi per interessi, direzione di studi, s/le, i des/ni dei due scriHori si incrociano in modo imprevisto. Sciascia legge un elzeviro di Angelini nel “Corriere della Sera”, dal /tolo Perché vanno via?, allusivo agli ul/mi passi con i quali Renzo e Lucia, dopo il matrimonio, lasciano il paesello; e pensa di rispondere pubblicamente con una Nota nel seXmanale “Il Mondo”. Il sacerdote pavese, a 83 anni, è ancora un curioso leHore e non la perde. Quindi, come è sua consuetudine, prende carta, penna e calamaio, e manda una breve

leHera a Sciascia. Il quale la gradisce molto, e risponde a sua volta, ma privatamente.

Entrambi i documen/ presentano interessan/ spun/ di riflessione: Angelini riprende e corrobora la tesi del “Perché vanno via”; Sciascia si dichiara un fedele leHore dei Promessi sposi, ricorda quelli che giudica i migliori studiosi di Manzoni (lo stesso Angelini, con Baldini e ZoHoli), si chiede infine con rammarico il perché del disamore dei francesi per il romanzo manzoniano. Ma c’è dell’altro. Sciascia estende il “Perché vanno via” alle «partenze dei poveri d’ogni tempo e d’ogni luogo», soffermandosi sulla figura di Federigo, altro tema importante: per Angelini il Cardinale rimane «a difesa dei poveri» e sarebbe mo/vo sufficiente per convincere gli sposi a non par/re, mentre per Sciascia «nemmeno questa ragione poteva e può persuadere a restare». L'apprezzamento di Sciascia per Angelini non cancella dunque una certa distanza tra di loro nell'interpretazione della pagina manzoniana. Sciascia, in par/colare, sapeva bene che i cardinali non sono tuX uguali, e ci /ene, per esempio, a soHolineare che il Cardinal Carpino è altra cosa dal suo predecessore Ruffini, alle cui collusioni con la mafia egli stesso allude nel volume La Sicilia come metafora1, pp. 129-130. Il rapporto tra Sciascia e Angelini si chiude con questo episodio, non proseguirà in un incontro e in una conversazione in cui «parlare del Manzoni e della Sicilia», come auspicava Sciascia. Ma due personalità di tale spessore, anche nella breve pagina di una leHera sanno rievocare lo spazio di un mondo solo loro, dilatano le epistole a reciproca leHura d’anima, transitando dal tempo del romanzo di ieri alla cronaca della Sicilia di oggi; e tuHo si dispone, sanno disporre, in una comunicazione chiara, senza distanze né di luoghi né di vedute.

La leHera di Leonardo Sciascia è conservata presso il Centro di studi sulla tradizione manoscriHa di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia; quella di Cesare Angelini nell'archivio della Fondazione Sciascia.Per la pubblicazione ringrazio la figlia di Leonardo Sciascia, Laura; il nipote Vito Catalano, responsabile delle ricerche della Fondazione Sciascia; il Centro di studi sulla tradizione manoscriHa di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia, nelle persone di Chiara AndreaHa, responsabile Archivio e Biblioteca, e del direHore, Giuseppe Antonelli.

Sono grato a Gianni Mussini per la leHura e i consigli.

Fabio Maggi, Archivio “Cesare Angelini”,

 

www.cesareangelini.it

 

Pavia, via Luigi Porta 14

 25 ottobre ’69

Caro Sciascia,

Vedo dell’amicizia nella sua nota sul “Mondo”; perciò mi permeHo, di chiamarla, 2familiarmente, così.

E le sono par/colarmente grato d’aver notato, anzi approfondito, l’aspeHo umano della mia domanda: - Perché vanno via? e d’averle creato intorno dello spazio, aHualizzandola nel richiamo – o nel problema – delle partenze dei poveri d’ogni tempo e d’ogni luogo.

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  1. Leonardo Sciascia, La Sicilia come metafora, Milano, Mondadori, 1979.
  2. Leonardo Sciascia, Perché vanno via in “Il Mondo”, 30 ottobre 1969, p. 32; “Il Mondo”, la storica 2 testata di Mario Pannunzio aveva concluso le pubblicazioni nel 1966, ma proprio nel 1969 una nuova serie aveva cominciato ad uscire, sotto la direzione di Arrigo Benedetti e con un nuovo editore, Rizzoli. La rivista deve essere stata distribuita prima delle indicazioni di stampa, considerata la data della lettera di Angelini; oppure Angelini può aver ricevuto in anticipo lo scritto dalla Rivista stessa.La nota di Sciascia è stata poi riportata, riveduta, in L. Sciascia, Cruciverba, capitolo Goethe e Manzoni, Einaudi, Torino, 1983, pp. 99-100, da cui la seguente citazione: «Anni addietro Cesare Angelini, dopo più di mezzo secolo di amorosa, attenta e sottile lettura dell’opera manzoniana, fu come folgorato da una domanda: perché se ne vanno? perché Renzo e Lucia, ormai che tutto si è risolto felicemente per loro, ormai che nel castello di don Rodrigo c’è un buon signore e nulla più hanno da temere, lasciano il paese che tanto amano? Non seppe trovare risposta. E pure la risposta è semplice: se ne vanno perché hanno già pagato abbastanza, in sofferenza, in paura, a don Abbondio e al suo sistema; a don Abbondio che sta lì, nelle ultime pagine del romanzo, vivo, vegeto, su tutto e tutti vittorioso e trionfante: su Renzo e Lucia, su Perpetua e i suoi pareri, su don Rodrigo, sul cardinale arcivescovo. Il suo sistema è uscito dalla vicenda collaudato, temprato come acciaio, efficientissimo. Ne saggiamo la resistenza anche noi, oggi: a tre secoli e mezzo dagli anni in cui il romanzo si svolge, a un secolo e mezzo dagli anni in cui Alessandro Manzoni lo scrisse». Sciascia nel suo scritto allude all’elzeviro angeliniano, Perché vanno via?, dedicato al capitolo finale dei Promessi Sposi e apparso sul “Corriere della Sera” del 13 ottobre 1969, p. 3, poi in C. Angelini, Capitoli sul Manzoni vecchi e nuovi, Mondadori, Milano 1969 (seconda edizione riveduta e accresciuta), pp. 337-342, con il titolo Perché se ne vanno?

(Quanto poi a Renzo… non so se proprio pensasse che, morto d. Rodrigo, restava tuHavia la Spagna. Al doHo che solleva il dubbio, si potrebbe forse rispondere che rimaneva, sì, la Spagna, ma rimaneva anche Federigo che, in quel 600 (insieme col Tassoni) 3rappresentava autorevolmente l’an/spagna, o la difesa dei poveri.)

 

Mi abbia cordialmente

Suo

 Angelini

 

***

 

Viale Scaduto, 10/B

Palermo, 25.XI.1969

 

Caro Angelini,

 

Mi scusi se con tanto ritardo rispondo alla sua leHera, ma sono stato per un po’ a Roma, e l’ho leHa ora che sono tornato.

Mi fa piacere che Lei abbia visto nella mia nota amicizia nei suoi riguardi. Posso aggiungere che ho per Lei vecchia ammirazione e riconoscenza. Dai suoi libri, dalle sue note ho appreso una “leHura” del Manzoni cui la cri/ca italiana, nella generalità, è negata. I suoi scriX, e quelli di ZoHolie di Baldini, sono, a mio parere, quanto di meglio ha avuto il Manzoni da 4 5noi (e ho sempre rimpianto che i francesi os/natamente rifiu/no di leggere I promessi sposi).

Riguardo al “perché vanno via”, poiché Lei mi dice che c’era sì la Spagna ma restava il cardinale Federigo, debbo dirLe che nemmeno questa ragione poteva e può persuadere a restare. Lei saprà che qui in Sicilia c’è ora un buon cardinale(e c’era prima il Ruffini): ma le 6 7condizioni, anche nella sfera in cui immediatamente un cardinale può agire, permangono inalterate e gravissime.

Ma spero di avere occasione di incontrarLa, e di parlare con Lei del Manzoni e della Sicilia.

 

Intanto la ringrazio e mi creda, con i salu/ più cordiali,

suo

 

Leonardo Sciascia

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3.          Alessandro Tassoni (Modena, 1565-1635), fu tra il resto il poeta della Secchia rapita.

4..              Angelandrea Zottoli (Salerno, 1879 –Roma, 1956), critico letterario autore del fortunato volume Umili e potenti nella poetica di Alessandro Manzoni, Soc. editrice "La cultura", 1931.

5.          Antonio Baldini (Roma, 1889–1962), giornalista, critico letterario e scrittore italiano. Fu tra i fondatori  della “Ronda”.

6.          Francesco Carpino (Palazzolo Acreide, 1905–Roma, 1993). Arcivescovo di Palermo, si dimise dalla  carica il 17 ottobre 1970, mantenendo il titolo di cardinale.

7.          Ernesto Ruffini (San Benedetto Po, 1888–Palermo, 1967). Fu pure arcivescovo di Palermo e 7 cardinale.